Non dobbiamo arrenderci: è il momento di sognare, ed è il momento di sperare. Da tempo in questo mondo non ci sono più isole felici, e sappiamo che solo se non lasceremo indietro nessuno riusciremo a costruire un futuro positivo per tutti.
AIFO in questi mesi difficili non ha mai ridotto il suo impegno nei paesi più poveri, dove è presente da tanti anni, ed ha lavorato per un concreto contenimento della pandemia nei paesi più deboli.
In questo opuscolo parliamo di Brasile, Guinea Bissau, Liberia, India e Mozambico, paesi a sostegno dei quali abbiamo organizzato anche una campagna parallela: in Italia e nel Mondo. “Solidali in Italia, Solidali nel mondo”, che per noi non è uno slogan, ma un impegno solidale e reale, per continuare a sostenere progetti per la salute, per dare dignità alla vita umana, per cancellare solitudini, paure, incertezze.
Siamo convinti che è importante lavorare per una cooperazione sanitaria internazionale, solidale e di ritorno, ed in questi mesi non abbiamo smesso di operare anche quando le difficoltà e le fragilità della realtà quotidiana potevano crearci incertezze, o ci apparivano più grandi del previsto.
Quando le risorse per il volontariato solidale e la cooperazione allo sviluppo diventavano ogni giorno più precarie ed insufficienti, rendendo veramente difficile pensare al futuro. Ma contemporaneamente è stato evidente il grande contributo che il volontariato civile ed internazionale stava dando al contenimento della pandemia, ed alla lotta alla povertà che sempre la aggrava.
Stiamo lavorando, in diversi paesi impoveriti del mondo, per dimostrare quanto sia importante un sistema sanitario vicino e territoriale.
In Mozambico come in Brasile abbiamo dimostrato come sia importante il confronto e lo scambio di esperienze sui Sistemi Sanitari, sulle cure intermedie, per riuscire a curare le persone il più vicino possibile al luogo dove abitano. Perché Covid 19 ci ha confermato che la battaglia non si vince negli Ospedali, ma soprattutto nel territorio; non in un paese, ma in tutto il mondo. In questo quadro abbiamo lavorato non solo contro la pandemia, ma per rendere equa ed accessibile l’opportunità di cura offerta dalla Sanità Pubblica anche alla popolazione più fragile e svantaggiata.
Certo in questi mesi il quadro di riferimento del nostro lavoro si è molto deteriorato, sappiamo che le condizioni economiche e l’influenza dei “determinati sociali” sulla nostra salute e sulle malattie sarà più severa.
Sappiamo che nel mondo, anche dove i contagi sono stati meno disastrosi, gli effetti economici e finanziari della pandemia saranno invece fortissimi. Sappiamo che dovremo cercare nuovi strumenti per operare, e dovremo ripensare e rivedere l’approccio agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dovremo seminare ancora molto, e lavorare per promuovere i bisogni di tutti. Insieme ci riusciremo certamente.