Raoul Follereau profeta dell’umanità

Raoul Follereau è stato un giornalista francese e attivista pacifista, impegnato per garantire a tutti la dignità e i diritti umani, come la salute, con un’attenzione particolare per i malati di lebbra. Una figura iconica, che ha ispirato l’azione di AIFO, di molte altre associazioni e persone in tutto il mondo. La sua vita è stata una testimonianza di amore, impegno e speranza, nella convinzione, come ripeteva, che “amare è agire”. Un messaggio che vive ancora oggi attraverso i suoi libri, le sue preghiere e il suo testamento ai giovani, ma soprattutto attraverso i molti operatori, volontari e attivisti che ancora lo considerano un punto di riferimento. 

La vita

La vocazione alla pace e all’amore per gli ultimi

Nato il 17 agosto del 1903, a Nevers, in Francia, Raoul Follereau conosce fin da giovanissimo gli orrori della guerra, che gli porta via il papà, morto nel 1917, durante il primo conflitto mondiale. Ed è in questo doloroso lutto che si radicano il suo precoce pacifismo e l’impegno sociale che lo caratterizzeranno per tutta la vita. Inoltre, fin da giovane, Raoul dimostra un’innata passione per l’oratoria e la poesia, inclinazioni che lo portano a trasferirsi a Parigi, dove fonda una rivista letteraria e si immerge nel mondo artistico. Nel 1918 tiene la sua prima conferenza sul tema “Dio è amore” e proclama il motto che lo accompagnerà per gli anni a venire: “vivere è aiutare gli altri a vivere”. La fede cattolica avrà sempre un ruolo centrale nella sua vita, ma non gli impedirà di avere un atteggiamento ecumenico e di parlare con efficacia anche a credenti di altre religioni, grazie a una mente aperta e anticonformista

L’esperienza della Seconda guerra mondiale

Nel 1925, Follereau sposa Madeleine Boudou, che rimarrà per oltre 50 anni sua compagna di vita e di lotte. Il primo viaggio in Africa, lo compie come giornalista, nel 1936, ed è in questa occasione che incontra per la prima volta delle persone malate di lebbra. Nel 1938, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, scrive un impetuoso e coraggioso articolo in cui definisce Hitler come l’anticristo. L’anno seguente lascia Parigi perché si sente minacciato dall’occupazione nazista della Francia. Inizia così una nuova fase della sua vita: l’esperienza dei disastri bellici lo converte a un impegno universale, rivolto a chi viveva in condizioni di difficoltà.

L’impegno sociale

Il 1942 è l’anno in cui Raoul Follereau inizia la sua lunga storia di impegno sociale, prima con la cosiddetta battaglia del chinino, con cui intendeva aiutare il popolo del Marocco flagellato da un’epidemia di malaria, poi con l’avvio della lotta contro la lebbra e per la cura e l’inclusione di persone malate di lebbra. È l’inizio di un’avventura lunga 35 anni, che lo porta a viaggiare in tutto il mondo, a scrivere molti saggi, a confrontarsi con religiosi e politici di ogni nazionalità, a ispirare decine di iniziative. Suoi interlocutori prediletti sono i giovani a cui, a partire dal 1961 dedica un messaggio annuale. Un lavoro costante e appassionato che si arresta solo con la sua morte, il 6 dicembre 1977.

Le principali battaglie di Follereau

1943
L’ora dei poveri

Propone a tutti di donare ai poveri, una volta l’anno, l’equivalente di un’ora del proprio lavoro. 

1944
L’appello a Roosevelt

Propone al Presidente degli Stati Uniti di destinare il costo di un giorno di guerra alla ricostruzione post-bellica.

1955
Due bombardieri contro la lebbra

Chiede a Stati Uniti e Russia di donare per la cura della lebbra l’equivalente del costo di due bombardieri.

1964
Un giorno di guerra per la pace

In una lettera aperta ai giovani e all’ONU, chiede che, ogni anno, le spese militari di un giorno siano messe a disposizione della lotta contro fame ed epidemie.

La lotta alla lebbra e a tutte le lebbre

In tutto il mondo, Raoul Follereau è conosciuto soprattutto per la sua battaglia per debellare la lebbra, vista non solo come malattia del corpo ma come causa di ingiustizia ed esclusione sociale. Una malattia dall’alto valore simbolico che rappresenta l’esperienza che vivono ancora oggi le persone rese vulnerabili, escluse, dalla nostra società. La scelta di dedicarsi a questa missione la matura nel 1942, quando viene a sapere dell’esistenza, in Costa d’Avorio, di un villaggio in cui i malati di lebbra sono autonomi e liberi di muoversi. Un’esperienza che lui assume a modello, cominciando a lavorare affinché a tutti i malati di lebbra siano assicurati cure mediche e sostegno sociale. In particolare, si batte per l’accesso alle terapie che possono fermare la progressione della malattia, puntando sull’importanza dei sistemi sanitari nazionali.

Ben presto, però, il suo sguardo si allarga ad abbracciare quelle che lui definisce tutte le lebbre: la povertà e la fame, l’ingiustizia sociale, l’egoismo, l’indifferenza, il denaro. Lebbre della società, che lui considera ancora più contagiose e mortali. Le lebbre che continuano ancora oggi a creare muri, marginalità, privazione di diritti per tante persone nel mondo.

Nel 1954, istituisce la Giornata Mondiale dei malati di lebbra, celebrata ancora oggi, nell’ultima domenica di gennaio. Nel 1966, invece, dà vita ufficialmente all’ELEP, la Federazione europea delle associazioni che lottano contro la lebbra (di cui AIFO è socia fondatrice) e viene eletto presidente onorario a vita. Circa 10 anni dopo, nel 1975, la federazione assume carattere internazionale e cambia nome in ILEP, per accogliere anche le associazioni nate in paesi extra-europei. Nello stesso anno, Follereau invia all’ONU la Dichiarazione mondiale dei diritti dei malati di lebbra. Il progetto, però, non viene preso in considerazione.

L’eredità di Follereau:
la Civiltà dell’Amore

La vita e l’impegno sociale di Raoul Follereau rendono evidente come lui credesse decisamente nell’amore come forza primaria per il cambiamento. E la sua eredità può essere ancora fonte di ispirazione per le nuove generazioni, a cui lui dedicò un’attenzione particolare. Nel suo testamento morale e ideale, infatti, nomina i giovani come suoi eredi universali, trasmettendo loro il testimone della sua missione, riassumibile in un concetto chiave: costruire la “Civiltà dell’Amore”. Il suo messaggio è un appello alla lotta, all’amore senza confini e alla speranza di un mondo migliore. La sua storia personale è ancora oggi un monito e una testimonianza di come un singolo individuo possa cambiare il mondo, sostenendo i più fragili.

Follereau può essere considerato un precursore degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite. La sua visione, che abbraccia valori come la giustizia sociale, la lotta contro le disuguaglianze e il miglioramento delle condizioni di vita per i più vulnerabili, risuona fortemente con gli ideali e gli obiettivi degli SDGs. Nonostante sia vissuto in un’epoca diversa, il suo impegno per la dignità umana e per un mondo più equo è incredibilmente rilevante ancora oggi. In un’epoca in cui le sfide globali richiedono una cooperazione internazionale senza precedenti, il pensiero e le azioni di Follereau sono una fonte d’ispirazione per costruire un futuro sostenibile e inclusivo