La povertà, aggravata dalla complessa situazione politica, la cui instabilità impedisce di poter intraprendere cambiamenti strutturali. L’analfabetismo e il basso livello di scolarizzazione. Il lavoro precario, non tutelato e scarsamente remunerato. Lo stampo patriarcale della società che nega diritti e possibilità di autodeterminazione alle donne. L’assenza di politiche pubbliche inclusive.
Rendono difficile per tutti la vita. Per di più, tutto questo, negli ultimi anni, è stato aggravato dalla pandemia covid-19.
In particolare, la situazione è grave per donne, ragazze e bambine: ad una donna, in Guinea Bissau, è vietato per legge di possedere un terreno e condurre affari senza il consenso del marito. Nelle regioni di Gabu e Bafata, più della metà delle ragazze che si sposano e hanno figli ha meno di 18 anni e, se sono state fortunate, sono potute andare a scuola per 2 o 3 anni.
In tutto il paese, il lavoro è precario, non sicuro e mal pagato e ai giovani solo nei centri urbani più grandi è data la possibilità di formarsi per una professione. Non si sentono rappresentati e la maggior parte sono incoraggiati a migrare.
Le quasi 14.000 persone con disabilità, per la maggior parte, vivono come reietti nelle zone rurali perché mancano ancora politiche pubbliche inclusive che li tutelino. Lo Stato non le sostiene economicamente ed è loro precluso l’esercizio dei diritti civili. Più del 70% sono donne, che non hanno mai frequentato un istituto scolastico e non hanno accesso al lavoro. Loro e le loro famiglie sono vittime di stigma sociale.