In tutto il paese, il lavoro è precario, non sicuro e mal pagato e ai giovani solo nei centri urbani più grandi è data la possibilità di formarsi per una professione. Non si sentono rappresentati e la maggior parte sono incoraggiati a migrare.
Le quasi 14.000 persone con disabilità vivono come reietti nelle zone rurali perché mancano ancora politiche pubbliche inclusive che li tutelino.
Lo Stato non le sostiene economicamente ed è loro precluso l’esercizio dei diritti civili. Più del 70% sono donne, che non hanno mai frequentato un istituto scolastico e non hanno accesso al lavoro. Loro e le loro famiglie sono vittime di stigma sociale.
Questi sono alcuni esempi dei più gravi problemi che si intrecciano e rendono estremamente difficili per tutti le condizioni di vita in Guinea Bissau: la grave situazione di povertà, aggravata dalla complessa situazione politica, la cui instabilità impedisce di poter intraprendere cambiamenti strutturali; l’assenza di politiche pubbliche inclusive; l’analfabetismo e il basso livello di scolarizzazione; il lavoro precario, non tutelato e scarsamente remunerato; lo stampo patriarcale della società che nega diritti e possibilità di autodeterminazione alle donne. Per di più, tutto questo, negli ultimi anni, è stato aggravato dalla pandemia covid-19.