Formazione e lavoro per le persone con disabilità

 Disabilità e povertà sono strettamente interconnesse e influenzano reciprocamente le loro dinamiche. Soprattutto nei paesi in via di sviluppo, infatti, le persone più povere, che vivono in situazioni di marginalità, sono quelle che corrono il rischio maggiore di ritrovarsi a convivere con una disabilità fisica o mentale, magari come conseguenza di condizioni di vita precarie, malattie non curate, esposizione ai conflitti. Allo stesso tempo, nei medesimi contesti, chi ha una disabilità si ritrova quasi sempre escluso dalla società, impossibilitato ad avere un reddito e quindi a garantirsi una vita dignitosa. Per queste ragioni, una reale emancipazione delle persone con disabilità passa dalla costruzione della loro autonomia, fatta di educazione, formazione professionale, accesso al lavoro ed empowerment.

Diritto allo studio e formazione professionale

Le disuguaglianze tra chi ha una disabilità e chi no iniziano a palesarsi molto presto: fin da bambini, fin dalla scuola. Nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle aree lontane dalle città, scuole e centri di formazione non riescono a garantire l’accessibilità alle strutture, alle classi e ai contenuti educativi per i bambini e per i giovani con disabilità. È un problema di barriere architettoniche ma anche di scarsa formazione degli insegnanti (non preparati ad applicare una didattica inclusiva e personalizzata) e di assenza di una rete sociale di protezione. Il risultato è che un bambino con disabilità corre un rischio 2,5 volte più elevato rispetto agli altri di restare escluso dalla scuola. 

Inserimento lavorativo ed empowerment economico

A rendere difficile l’ingresso nel mondo del lavoro di una persona con disabilità non sono solamente gli oggettivi impedimenti legati alla disabilità, ma concorrono spesso delle barriere socioculturali, impregnate di tutte le paure e i pregiudizi che, ancora oggi, suscitano. Ci sono poi altri fattori che possono peggiorare la situazione, come nel caso della cosiddetta “doppia discriminazione”, che colpisce le donne con disabilità, discriminate anche in quanto appartenenti al genere femminile. Rimanere senza un reddito, però, per queste persone significa perdere la possibilità di provvedere al proprio sostentamento, di curarsi, di vivere in società. E a rimetterci è anche tutta la comunità a cui appartengono. Sostenere il processo di recupero e inserimento sociale delle persone con disabilità, quindi, contribuisce al superamento dello stigma e allo sviluppo socioeconomico dell’individuo ma anche del contesto sociale a cui appartiene.

I nostri progetti

Vogliamo contribuire a garantire alle persone con disabilità un’educazione e una formazione professionale di qualità, possibilità lavorative e l’empowerment