Bambini non registrati, invisibili e senza diritti

Il diritto al nome e all’identità dei minori è la precondizione necessaria per garantirgli protezione e tutela lungo tutta la vita, garantendogli l’accesso a servizi essenziali, come salute, istruzione. Eppure, per 200 milioni di bambine e bambini nel mondo questi diritti sono ancora un miraggio.

Nell’esperienza personale di milioni di persone che vivono in un paese ad alto reddito, come l’Italia, l’esperienza della nascita di un bambino è logicamente collegata alla sua iscrizione all’anagrafe. La registrazione di un nuovo nato è un passaggio implicito, scontato, anzi obbligato. Un automatismo di cui quasi non ci si rende conto. Difficile, quindi, immaginare un mondo in cui esistono bambini invisibili, che per le autorità non sono mai nati, non hanno un nome, un’identità. Eppure, quel mondo esiste, ed è molto più grande di quanto si possa immaginare.

Quanti sono i bambini non registrati nel mondo

Nel mondo, 150 milioni di bambine e bambini al di sotto dei 5 anni sono giuridicamente inesistenti perché non figurano in nessun registro delle nascite e dunque non godono di alcun diritto e sono esposti ai rischi di sfruttamento, abusi e violenza. I dati dell’ultima ricerca condotta dall’Unicef, pubblicati nel dicembre 2024, mostrano un leggero miglioramento della situazione: oggi sono il 23% le nascite che non sono registrate entro i 5 anni, nel 2019 erano il 25%. Inoltre, si devono aggiungere altri 50 milioni di bambini che, pur essendo stati registrati, non posseggono il certificato di nascita.

La situazione non è ovviamente omogenea. Solo l’Europa e il Nord America raggiungono il 100% della registrazione delle nascite. Dei bambini non registrati, 90 milioni (più della metà del totale) vivono nel continente africano. L’Africa subsahariana è quella che ha il tasso più basso di registrazioni, con il 52% (in Africa orientale e meridionale solo il 49%). Etiopia e Somalia registrano solo il 3% delle nascite, lo Zambia e l’Uganda rispettivamente il 14% e il 32%, il Mozambico il 31%. Relativamente migliore è la situazione nell’Africa centrale e occidentale con un tasso del 57%, sotto la media tuttavia la Liberia e la Guinea Bissau, rispettivamente col 45% e il 46%. Tenuto conto, da una parte dei progressi molto lenti nella registrazione delle nascite, e dall’altro del rapido incremento della natalità, si stima che solo in Africa ci saranno oltre 100 milioni di bambini non registrati dopo il 2030. Anche nell’Asia meridionale la registrazione delle nascite, che raggiunge complessivamente il 76%, la situazione é critica. Va aggiunto che, proprio perché stiamo parlando di bambine e bambini non registrati, stiamo parlando di percentuali stimate.

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Perché i bambini non vengono registrati?

Le cause di questo fenomeno sono diverse. In Africa pesano in modo particolare i conflitti e le guerre civili, ma a queste si somma la povertà: la registrazione ha dei costi o impone spostamenti importanti e le famiglie non possono sostenere tali spese. Non a caso, i Paesi a basso reddito hanno complessivamente un tasso di registrazione particolarmente basso, inferiore al 50%. Ci sono inoltre cause di ordine sociale e politico. In Cina, ad esempio, quando è stata imposta la politica del figlio unico, le altre nascite non venivano registrate.  Infine, anche i fattori sociali o religiosi giocano un ruolo importante, ad esempio nel discriminare e non registrare le bambine.

Il diritto dei bambini al nome e all’identità

Ma cosa significano, in concreto, la mancata registrazione o il mancato possesso dell’atto di nascita? Quali sono le conseguenze concrete? È presto detto: significa che 200 milioni di bambine e bambini nel mondo non godono dei diritti fondamentali, in particolare educazione e salute. Vivendo in un paese in cui la registrazione dei bambini è una prassi consolidata, fatichiamo a rendercene conto, ma il diritto al nome e all’identità sono fondamentali, tanto da essere tra i primi sanciti in quasi tutti i documenti internazionali che si occupano di tutela e protezione dei minori.

I riferimenti più importanti si trovano nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che dedica al tema ben due articoli.

“Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della sua nascita e da allora ha diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza (…)”

(Articolo 7)

“Gli Stati parti si impegnano a rispettare il diritto del fanciullo a perseverare la propria identità, ivi compresa la sua nazionalità, il suo nome e le sue relazioni famigliari, così come sono riconosciute dalla legge, senza ingerenze illegali. Se un fanciullo è illegalmente privato degli elementi costitutivi della sua identità o di alcuni di essi, gli Stati parti devono concedergli adeguata assistenza e protezione affinché la sua identità sia ristabilita il più rapidamente possibile.”

(Articolo 8)

Lo scopo degli articoli sopra riportati è chiaro: non basta che gli Stati riconoscano e tutelino il diritto al nome e all’identità al momento della nascita, ma devono adoperarsi per proteggerli nel tempo, a fronte di possibili casi di cancellazione o manipolazione.

Un’altra importante menzione è quella contenuta nell’Agenda 2030. Uno dei target dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile numero 16 (Pace, giustizia e Istituzioni solide) è il seguente: “fornire un’identità legale per tutti, inclusa la registrazione delle nascite (Target 16.9)”

L’impegno di AIFO per un sistema di registrazione delle nascite universale e inclusivo

Lo strumento per raggiungere il traguardo indicato dall’Agenda 2030 (che ad oggi appare oggettivamente irrealistico) è sostanzialmente uno: il sistema di registrazione delle nascite deve diventare universale e inclusivo. Per superare l’attuale stato delle cose la registrazione deve essere sempre gratuita, anche quando sono superati i termini legali, e resa più accessibile semplificando la procedura.

Anche AIFO è impegnata in questa direzione, nella convinzione che il diritto al nome e all’identità alla nascita rappresentano l’inizio della storia legale, sociale e umana di ogni essere umano. L’accesso all’istruzione pubblica e alle cure mediche è impossibile per questa infanzia invisibile e nel corso della vita si presentano varie difficoltà legali: senza registrazione o atto di nascita gli adulti non possono esercitare i diritti di cittadinanza e di voto, aprire un conto in banca, acquisire una proprietà, viaggiare.

È per questo che AIFO ha scelto di mettere al centro del proprio agire il riconoscimento di un diritto semplice e fondamentale: il diritto di esistere. Il Consiglio di Amministrazione dell’associazione ha assunto un impegno preciso per promuovere in ogni contesto la registrazione anagrafica dei bambini: sensibilizzando le autorità locali affinché stanzino i fondi necessari; creando squadre mobili che possano registrare i bambini nelle comunità in cui vivono; organizzando campagne di sensibilizzazione della popolazione; promuovendo la registrazione in occasione di campagne di vaccinazione; garantendo la registrazione a posteriori della nascita di bambini e adolescenti. Si tratta di una scelta coerente con la storia e i valori dell’associazione, ispirata al pensiero e all’esempio di Raoul Follereau, per cui gli ultimi, i più fragili e dimenticati, devono essere posti al centro. E chi è più fragile di un bambino che guarda al modo degli adulti con fiducia? AIFO risponde a questo con una promessa: nessun bambino sarà lasciato indietro.

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