Film sulle disabilità e sulle diversità

Una selezione dei migliori film che affrontano il tema della disabilità e della diversità. Proposte cinematografiche per tutti i gusti, che hanno in comune il pregio di offrire uno sguardo inclusivo sul mondo. Alcune pellicole sono perfette anche per essere viste con bambini e ragazzi, in famiglia o a scuola. 

Da sempre, il cinema ha il potere di raccontare storie capaci di emozionare, di far riflettere, di avvicinare a realtà e mondi sconosciuti, anche di educare. I film che affrontano il tema delle disabilità e delle diversità ne sono un chiaro esempio. Negli anni, molti registi e sceneggiatori hanno deciso di dare vita a narrazioni che mettono al centro le persone con disabilità. Ecco una selezione di titoli che meritano di essere visti almeno una volta, perché aiutano a costruire uno sguardo inclusivo sul mondo.

Matti da slegare, regia di Marco Bellocchio (1975)

Documentario girato all’interno dell’istituto psichiatrico di Colorno in provincia di Parma, per raccontare l’obiettivo dello psichiatra Franco Basaglia: non emarginare le persone con malattie mentali in ghetti costrittivi. È una testimonianza e una denuncia di una realtà in cui chi ha una malattia mentale è “legato” in molti modi e per diverse cause. Se si vuole curarli, occorre slegarli, liberarli, reinserirli nella comunità. Il film sostiene le tesi di Basaglia, cioè che spesso la malattia mentale ha origini sociali e di classe e che l’irrazionalità degli “asociali” è una risposta all’irrazionalità di una società iniqua. Inoltre, nel documentario si mostra come l’assistenza psichiatrica non sia soltanto uno strumento di segregazione e di repressione, ma anche di sottogoverno e di potere economico, e che lo psichiatra, oltre ad essere un uomo di scienza, svolge anche un ruolo di tutore dell’ordine sociale, come il poliziotto e il carceriere.

Qualcuno volò sul nido del cuculo, regia di Miloš Forman (1976)

Il nido del cuculo (the cuckoo’s nest) al quale fa riferimento il titolo è una delle molte espressioni del gergo americano che indicano il manicomio. Nell’ospedale psichiatrico di Stato di Salem (Oregon), nel 1963, arriva un uomo di nome Randle Patrick McMurphy (Jack Nicholson). Il Dottor Spivey, primario della struttura, spiega a McMurphy che dovrà essere trattenuto solo per essere vagliato, per determinare cioè se la sua malattia mentale sia reale o simulata. Pur sapendo di essere sotto osservazione, McMurphy tiene in reparto un comportamento anticonformista verso le regole che disciplinano la vita dei degenti. Dopo diversi episodi di infrazione e ripetuta resistenza nei confronti delle regole della struttura, viene sottoposto ad elettroshock. Sull’esempio di McMurphy, però, i degenti imparano ad alzare la testa e a esprimere liberamente le proprie necessità, contro l’austera disciplina imposta dalla caporeparto.

Rain Man – L’uomo della pioggia, regia di Barry Levinson (1988)

Uno dei protagonisti di questo celebre film è Charlie, interpretato da Tom Cruise, un uomo che, dopo la morte del padre, apprende che l’unico erede del patrimonio familiare è suo fratello maggiore Raymond (Dustin Hoffman), affetto da autismo, di cui ignorava l’esistenza. Sentitosi tradito dal genitore e indebitato sul lavoro, Charlie decide di sequestrare Raymond dalla clinica psichiatrica in cui è ricoverato, nella speranza di diventarne il tutore e quindi prendere possesso del patrimonio paterno. Durante il viaggio verso Los Angeles, Charlie comincia a conoscere veramente suo fratello, un individuo malato ma dotato anche di un’incredibile memoria e capacità di calcolo. Giunti a Las Vegas, Charlie ha la brillante idea di farlo giocare al tavolo verde ottenendo molte vincite. Piano piano Charlie si affeziona a lui scoprendo anche che lo strano personaggio che gli cantava le canzoncine da bambino, che egli chiamava Rain Man (storpiatura del nome Raymond) e che pensava fosse frutto della sua fantasia, non era altro che suo fratello, del quale è stato privato per tutti questi anni.

Il mio piede sinistro, regia di Jim Sheridan (1989)

Il film, tratto dall’omonima autobiografia di Christy Brown, racconta la vita dell’artista e scrittore irlandese affetto da paralisi cerebrale. Christy nasce in una famiglia operaia irlandese numerosa e povera. Fin dalla nascita, la sua condizione lo rende quasi completamente incapace di muoversi e comunicare. Inizialmente ritenuto mentalmente disabile, viene cresciuto con amore dalla madre, che non smette mai di credere nelle sue capacità. Un giorno, sorprende tutti riuscendo a scrivere la parola mother con un pezzo di gesso, usando il piede sinistro, l’unica parte del corpo che riesce a controllare. Grazie alla tenacia della madre e al sostegno di alcune persone che credono in lui, Christy sviluppa il suo talento nella pittura e nella scrittura. L’incontro con la dottoressa Eileen Cole, una logopedista, segna una svolta nella sua vita, anche se il suo amore per lei non viene ricambiato. Superando delusioni e difficoltà, Christy riesce a pubblicare il suo libro autobiografico, Il mio piede sinistro, che gli porta successo e riconoscimenti.

Il vizio di vivere, regia di Dino Risi (1989)

Film ispirato alla storia di Rosanna Benzi, che visse per ventotto anni in un polmone d’acciaio (un macchinario usato per la ventilazione artificiale), a causa di una grave forma di poliomielite che la rese tetraplegica e impossibilitata a respirare. Nella pellicola, Rosa Lenzi è una ragazza che rimane completamente paralizzata a seguito di un grave incidente automobilistico. Legata per sempre alla macchina che le consente di respirare, viene lasciata dal suo fidanzato. Nel tempo, però, riesce a costruire un legame di tenerezza con un giornalista.

Nel paese dei sordi, regia di Nicolas Philibert (1992)

Il film ripercorre la storia della sordità. Vengono narrate le pratiche, neanche troppo lontane nel tempo, cui venivano sottoposte le persone sorde, quando venivano rinchiuse in manicomio come se avessero una malattia mentale, o quando venivano loro legate le mani dietro la schiena per impedire che si esprimessero con i segni. Ma il film è fatto anche di piccole quotidianità: una rappresentazione teatrale, il lavoro, le partenze e gli addii, un matrimonio.

Il grande cocomero, regia di Francesca Archibugi (1993)

Film ispirato all’esperienza di Marco Lombardo Radice, neuropsichiatra sperimentatore di terapie innovative nella cura dei disturbi psichici dei minori, del quale Archibugi ricostruisce le strategie e i percorsi terapeutici fuori dagli schemi, basati soprattutto sul paziente ascolto delle necessità dei bambini e sulla compensazione delle loro carenze affettive.

Dove siete? Io sono qui, regia di Liliana Cavani (1993)

Il film racconta la storia di due ragazzi sordomuti con un diverso atteggiamento nei confronti della vita. Attraverso la storia di due giovani, il problema del sordomutismo è narrato con commossa partecipazione. La tormentata storia d’amore dei due protagonisti viene vissuta in maniera esasperata dalla madre del ragazzo, che non ne accetta la disabilità. La pellicola tocca con delicatezza molteplici tematiche: il conflitto tra il mondo dei sordi e quello degli udenti, l’incomunicabilità tra genitori e figli, il ruolo della musica come strumento di espressione universale, la ricerca dell’indipendenza e dell’accettazione.

Forrest Gump, regia di Robert Zemeckis (1994)

Storico film, incarnato dalla celebre frase: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Winston Groom del 1986, narra l’intensa vita di Forrest Gump, un uomo dotato di uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma. Nato negli Stati Uniti, a metà degli anni Quaranta, Forrest, grazie a una serie di coincidenze favorevoli, è diretto testimone di importanti avvenimenti della storia americana: un uomo qualunque, che con il suo animo innocente finisce per rappresentare un’intera generazione.

Perdiamoci di vista, regia di Carlo Verdone (1994)

Gepy, conduttore televisivo, perde il posto dopo un intervento polemico della giovane Arianna, seduta in platea durante la sua trasmissione. Arianna vive su una sedia a rotelle, Gepy la frequenta ed è coinvolto. L’uomo prova a tornare a fare televisione spazzatura, ma ormai è profondamente cambiato e rinuncia. Poi, ingenuamente, tenta di far guarire Arianna portandola a Praga per un consulto medico, ma tutto è inutile. Deve, per desiderio della ragazza, abituarsi all’idea che la sedia a rotelle è parte di lei. La sceneggiatura ha il pregio di evitare i cliché e descrivere con efficacia i problemi quotidiani delle persone con disabilità. Il film, oltre a denunciare la disorganizzazione dell’Italia in tema di strutture e barriere architettoniche, polemizza apertamente con le trasmissioni televisive che si servono delle disgrazie per fare audience.

A Beautiful Mind, regia di Ron Howard (2001)

Film dedicato alla vita del matematico e premio Nobel John Forbes Nash Jr. Nel 1947, John Nash viene ammesso a Princeton per la specializzazione post-laurea in matematica. A differenza di quasi tutti i suoi colleghi, tuttavia, non appartiene a famiglie prestigiose che, da generazioni, si susseguono nell’Università né ha frequentato le loro scuole esclusive. Il film si divide in due parti. Nella prima parte, viene mostrata la realtà vissuta dal protagonista, mescolata con un delirio strutturato e delle allucinazioni visive e uditive. Nella seconda parte, si parla del modo in cui il protagonista diventa consapevole e critico del proprio delirio.

Le chiavi di casa, regia di Gianni Amelio (2004)

Tratto dal romanzo Born Twice di Giuseppe Pontiggia, il film affronta con grande delicatezza il tema della disabilità e del rapporto padre-figlio. Il protagonista è Gianni (interpretato da Kim Rossi Stuart), un uomo che ha abbandonato il figlio Paolo alla nascita, poiché la madre è morta durante il parto e il bambino è nato con una grave disabilità motoria e cognitiva. Dopo quindici anni, Gianni decide di incontrare suo figlio e accompagnarlo in un viaggio a Berlino, dove Paolo deve sottoporsi a delle cure specialistiche. Durante il viaggio, i due si conoscono per la prima volta davvero, affrontando difficoltà, incomprensioni e momenti di affetto intenso. Gianni cerca di costruire un legame con Paolo, ma si scontra con il senso di colpa per la sua assenza e con le difficoltà di essere un padre per un ragazzo che ha vissuto senza di lui.

Rosso come il cielo, regia di Cristiano Bortone (2005)

Il film è ispirato a una storia vera. Agli inizi del 1970, un bambino, Mirco Mencacci, si ferisce con un colpo di fucile e perde la vista. Costretto a frequentare le scuole per non vedenti, Mirco sviluppa la passione per il suono e, anche grazie al fortuito ritrovamento di un vecchio registratore a bobine, scopre la magia di un mondo di suoni, diventando da grande tempo uno dei più grandi montatori cinematografici audio italiani. Questa storia, realmente accaduta, è un modo, per Cristiano Bortone, di mettere in luce sia le problematiche delle persone cieche, sia le capacità artistiche di un uomo che ha costruito un successo sulla diversità. Rosso come il cielo è un film dolce e aggressivo, critico e pieno di pathos.

Lo scafandro e la farfalla, di Julian Schnabel (2007)

Basato sull’omonimo libro autobiografico di Jean-Dominique Bauby, il film è una toccante rappresentazione della sua storia vera e dell’incredibile forza di volontà con cui ha affrontato una condizione estrema. Jean-Dominique è il brillante redattore capo della rivista francese Elle. All’apice del successo, a soli 43 anni, viene colpito da un ictus che lo lascia completamente paralizzato, incapace di muoversi o parlare. L’unica parte del corpo che riesce a controllare è la palpebra sinistra, con cui comunica attraverso un sistema di battiti e un alfabeto speciale ideato dai suoi terapisti. Nonostante la condizione devastante, nota come Locked-in Syndrome (sindrome del chiavistello), Bauby mantiene la lucidità mentale e riesce a dettare il suo libro Lo scafandro e la farfalla, descrivendo la sua prigionia nel corpo (lo scafandro) e la libertà della sua mente (la farfalla), che può ancora viaggiare attraverso ricordi, sogni e immaginazione. Il film segue il suo percorso tra momenti di disperazione, speranza e ironia, mostrando il delicato rapporto con le persone che lo circondano: la logopedista Henriette, l’amica e segretaria Claude, i suoi figli, l’ex compagna e il padre anziano.

Stelle sulla Terra: storia di un bambino dislessico, regia di Aamir Khan (2007)

Film drammatico, prodotto a Bollywood, che racconta la storia di un bambino di nove anni che soffre di dislessia, identificata poi da un insegnante con DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento). Ishaan ha grandi difficoltà a scuola proprio per questo disturbo: è costretto a ripetere la terza classe e ogni materia rappresenta un problema. Dopo un incontro con gli insegnanti, i genitori decidono di iscrivere il bambino in un collegio dove diventa amico del miglior studente della classe. Ishaan vive questa nuova situazione come una punizione e soffre molto per la separazione dalla famiglia. Inoltre, anche nel nuovo istituto il bambino non riesce a fare progressi e sprofonda nella depressione, fino all’arrivo di un nuovo maestro di arte. Il docente, dislessico lui stesso sin da bambino si rende subito conto del problema di Ishaan, e rimane profondamente colpito dalla creatività e dal talento che dimostra nell’arte. Decide dunque di prendersi personalmente cura del bambino, attraverso un percorso di riabilitazione, e indice una gara di pittura per tutta la scuola per permettergli di mostrare la sua grandissima abilità in questo campo.

La Pecora Nera, regia di Ascanio Celestini (2010)

Trasposizione dell’omonimo libro (2005), è un film corale sulla vita nei manicomi negli anni Sessanta, attraverso le vicende di vita di Nicola, interpretato dallo stesso Ascanio Celestini. Il protagonista è un uomo che ha trascorso gran parte della sua vita in un ospedale psichiatrico. Attraverso il suo monologo interiore, frammentario e visionario, Nicola rievoca la sua infanzia, i suoi traumi e la sua permanenza in manicomio. Sin da bambino, è sempre stato considerato diverso, una “pecora nera”, un ragazzo che osserva il mondo con occhi innocenti ma incapace di adattarsi alle rigide regole della società. Cresciuto tra la casa, la scuola e la parrocchia, Nicola sviluppa una sua visione della realtà, mescolando sogno e memoria, verità e delirio. Nel manicomio, dove ha vissuto per decenni, osserva la vita degli altri pazienti e riflette sulla condizione di chi è stato emarginato. Il film esplora la brutalità degli istituti psichiatrici italiani prima della Legge Basaglia, che ne ha decretato la chiusura nel 1978.

L’isola dei sordobimbi, regia di Stefano Cattini (2010)

Nella campagna modenese c’è un’”isola”, un vecchio casolare gestito dalle suore, in cui dei bambini sordi (da tre anni fino all’età scolare) imparano a interagire con il mondo, a rompere quel muro di silenzio affinché non si trasformi nell’incomunicabilità, a costruire insieme quell’universo di significato che sono le parole. Attraverso immagini delicate e prive di retorica, il film mostra il percorso di apprendimento di questi bambini, i momenti di gioco, le difficoltà e le conquiste, offrendo uno sguardo intimo sul modo in cui costruiscono la propria identità e sul legame con insegnanti e educatori. Uno degli aspetti più toccanti del documentario è la contrapposizione tra la realtà dei bambini e le aspettative della società: mentre nell’”isola” si sentono accolti e compresi, nel mondo esterno devono affrontare le barriere della comunicazione e la difficoltà di integrazione con chi non conosce la lingua dei segni.

Quasi amici, regia di Olivier Nakache e Éric Toledano (2011)

Il film racconta bene il rapporto intenso che si instaura tra il miliardario paraplegico Philippe e il suo nuovo assistente personale, Driss, che fino a quel momento ha condotto una vita di stenti. Incaricato di stargli sempre accanto per aiutarlo a muoversi, lavarsi e nella fisioterapia, Driss non tiene a freno la sua personalità esuberante. Diventa così l‘elemento perturbatore in un ordine alto borghese fatto di regole e paletti, un portatore sano di vitalità e rifiuto del pietismo, che riesce a stringere un legame di sincera amicizia con il suo superiore, cambiandogli in meglio la vita.

Gabrielle, un amore fuori dal coro, regia di Louise Archambault (2013)

Il film porta in primo piano il diritto ad avere una vita sentimentale delle persone con disabilità e sullo sfondo introduce altre tematiche relazionali importanti, come il rapporto tra Gabrielle e sua sorella e quello genitoriale di controllo tra Martin e sua madre. Un film che racconta bene le emozioni che si agitano dentro e intorno a Gabrielle, una ventenne con la sindrome di Williams e un grande amore, Martin, conosciuto nel centro per persone con disabilità che frequenta. Nella struttura, Gabrielle vive ed esprime il suo grande talento musicale cantando nel coro. Osteggiati dalla madre di lui, Gabrielle e Martin vengono ingiustamente separati. Ma Gabrielle è decisa a vivere una vita normale e va avanti con determinazione.

Per altri occhi. Avventure quotidiane di un manipolo di ciechi, regia di Silvio Soldini (2013)

Film-documentario che fa conoscere la quotidianità di dieci persone non vedenti, protagoniste di vite all’insegna di una “straordinaria normalità”. Ne emergono i ritratti di uomini e donne che affrontano con coraggio e pragmatismo le mille complicazioni che la disabilità aggiunge alla loro giornate, imparando ad orientarsi in spazi sconosciuti, a rinegoziare equilibri e ad affrontare le difficoltà con ironia. Il che, suggerisce il documentario, non è troppo diverso da quello che facciamo tutti noi, quotidianamente, in quanto esseri umani in balìa di vite complicate.

Wonder, regia di Stephen Chbosky (2017)

Basato sull’omonimo romanzo di R.J. Palacio, il film affronta il tema della diversità, del bullismo e dell’accettazione, raccontando il percorso di crescita di un bambino con una malformazione facciale. Il protagonista è August “Auggie” Pullman, un bambino di 10 anni nato con una rara malattia genetica, la Sindrome di Treacher Collins, che gli ha causato una grave malformazione al volto. Dopo anni di interventi chirurgici e di istruzione domiciliare, i suoi genitori, Isabel e Nate, decidono di iscriverlo alla scuola pubblica. Auggie è intelligente e appassionato di scienza e Star Wars, ma deve affrontare le difficoltà di inserirsi in un ambiente dove molti lo guardano con diffidenza o paura. Inizialmente, alcuni compagni lo evitano o lo prendono in giro, ma con il tempo inizia a stringere amicizie, come quella con Jack Will, che diventa il suo miglior amico, e con Summer, una ragazza gentile che lo accetta per ciò che è. Parallelamente, il film esplora anche il punto di vista di altri personaggi, come sua sorella Via (Izabela Vidovic), che si sente spesso messa in secondo piano, e il suo amico Jack, che lotta tra le pressioni sociali e la sua vera amicizia con Auggie.

We have a dream, regia di Pascal Plisson (2023)

Un documentario che raccoglie e racconta le storie di bambini straordinari provenienti da diverse parti del mondo, dimostrando che vivere con una disabilità non significa rinunciare ai propri sogni più ambiziosi. Attraverso amore, educazione inclusiva, umorismo e coraggio, questi giovani superano le sfide che la vita ha posto loro davanti. Il documentario segue le vite di Maud (una giovane francese sorda che ha subito un’amputazione), Charles (un ragazzo kenyota cieco con aspirazioni da medaglia olimpica), Nirmala e Khendo (adolescenti nepalesi che hanno perso una gamba nel terremoto del 2015), Xavier (un bambino ruandese albino che sogna di diventare medico) e Antonio (un ragazzo brasiliano autistico con talenti unici).

In viaggio con mio figlio, regia di Tony Goldwyn (2023)

Un film che affronta con sensibilità e umorismo il tema dell’autismo e delle relative dinamiche familiari. Il protagonista, Max Brandel, è un comico di stand-up la cui carriera non sta decollando come sperato. Dopo la separazione dalla moglie Jenna, Max si ritrova a vivere con il padre Stan, un ex chef impiegato come portiere. Max e Jenna hanno un figlio di undici anni, Ezra, affetto da autismo. Dopo una serie di eventi, Max decide impulsivamente di intraprendere un viaggio attraverso il paese con Ezra, nel tentativo di rafforzare il loro legame e affrontare le sfide che l’autismo comporta.

Out of my mind, regia di Amber Sealey (2024)

Basato sull’omonimo romanzo del 2010 di Sharon M. Draper, il film segue la storia di Melody Brooks, una ragazza di dodici anni con paralisi cerebrale, che affronta le sfide della vita scolastica e sociale. Nonostante non possa né parlare né camminare, Melody possiede una mente brillante e una memoria fotografica. La pellicola esplora il suo desiderio di essere compresa e accettata, mettendo in luce le difficoltà e i pregiudizi che deve superare.

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Questo elenco di film sulla disabilità è stato realizzato con l’intento di offrire spunti di riflessione e sensibilizzazione sul tema. Non possiamo garantire di aver visionato integralmente tutte le opere menzionate e, di conseguenza, non assicuriamo che i contenuti, le rappresentazioni o i messaggi veicolati siano pienamente in linea con i nostri valori. Invitiamo pertanto il pubblico a visionare i film con spirito critico e a contestualizzarli secondo le proprie sensibilità ed esperienze.

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