Gli Agenti di salute comunitaria sono figure chiave nei contesti dove l’accesso alla sanità è difficile. Al contempo, quella del Community Health Worker (CHW) è una professionalità poco conosciuta, soprattutto nei paesi ad alto reddito, i cui servizi sanitari nazionali non contemplano questo ruolo. Se si ha a cuore il diritto alla salute per tutte e tutti, però, è bene sapere di più su chi è e cosa fa un Agente di Salute Comunitaria.
Realizzare progetti di cooperazione internazionale nel campo della salute e dell’inclusione delle persone con disabilità significa confrontarsi con contesti socioeconomici radicalmente diversi da quello italiano ed europeo. I sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo e a basso reddito affrontano delle criticità che necessitano di risposte specifiche e calate nella realtà, per non risultare inefficaci. La figura dell’Agente di Salute Comunitaria è emblematica di questa esigenza che ha la cooperazione internazionale di adattarsi a scenari complessi attraverso soluzioni innovative. Si tratta, infatti, di una figura pressoché sconosciuta nei contesti sanitari dei paesi ad alto reddito e che invece risulta cruciale nel garantire a livello globale l’accesso alle cure per le persone in condizioni di fragilità. Ma chi sono esattamente i Community Health Worker (CHW)? Di cosa si occupano? Come si inseriscono nel sistema sanitario del paese di appartenenza? Rispondere a queste domande è utile per tracciare i contorni di questa figura cruciale.
Diritto alla salute, cure primarie e sanità di prossimità: il contesto in cui operano gli Agenti di salute comunitaria
Prima di addentrarsi nelle definizioni, è però necessaria una premessa, utile a contestualizzare l’orizzonte in cui si colloca la figura dell’Agente di Salute Comunitaria. La cornice di riferimento, come in parte anticipato, è quella dei paesi in via di sviluppo, spesso caratterizzati da un limitato accesso ai servizi sanitari, sia per ragioni geografiche che economiche o sociali. Questo significa che, per molte persone, soprattutto appartenenti alle fasce di popolazione in condizioni di fragilità, il diritto alla salute rischia di rimanere un principio astratto. Secondo l’OMS, nel mondo 3 persone su 10 non hanno accesso ai servizi sanitari essenziali e l’80% di queste vive nei Paesi più poveri. I problemi che frenano la fruizione dei servizi sanitari sono molteplici e profondi: carenza o inadeguatezza delle strutture (soprattutto nelle aree rurali lontane dai centri urbani), carenza di personale sanitario, mancanza di macchinari diagnostici e terapeutici e di medicinali, scarsa educazione alla salute (particolarmente nel campo della prevenzione). Come si può ribaltare questa situazione? La cosa più urgente da fare, su cui AIFO si impegna in tutti i paesi in cui interviene, è promuovere l’assistenza sanitaria vicino ai luoghi di vita delle persone maggiormente discriminate e rese vulnerabili, tramite il rafforzamento dei sistemi sanitari nazionali. In questo modo si mettono in contatto le singole persone, le famiglie e le comunità con i Centri di salute locali. Ciò che viene valorizzato da questo approccio è la dimensione comunitaria. Molto spesso, infatti, la comunità possiede valide e sostenibili soluzioni ai problemi sanitari. Di questo approccio comunitario alla promozione del diritto alla salute i Community Health Workers sono un perno irrinunciabile.
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Chi è e cosa fa un Agente di Salute Comunitaria?
La figura dell’Agente di Salute Comunitaria è stata definita per la prima volta nel 1989 dal Gruppo di Studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il loro profilo, però, è strettamente legato ad un importante documento internazionale in materia di salute, risalente al 1978: la Dichiarazione di Alma Ata, siglata nell’ambito dell’omonima Conferenza organizzata sempre dall’OMS, in collaborazione con l’Organizzazione Panamericana della Salute e l’UNICEF. La dichiarazione di Alma Ata sottolinea l’importanza dell’attenzione primaria alla salute come strategia per ottenere un miglior livello di salute della popolazione. Strategia di cui gli Agenti di Salute Comunitaria sono attori, coinvolti nel garantire cure di base, sensibilizzazione e accompagnamento verso i servizi sanitari formali. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’importanza di queste figure come elemento di supporto ai sistemi sanitari nazionali, capaci di ridurre la mortalità per malattie curabili e migliorare la qualità della vita delle comunità più vulnerabili. L’approccio degli agenti di salute comunitaria è basato appunto sulla prossimità, non solo in termini geografici ma anche relazionali: essi appartengono alle comunità in cui operano, ne comprendono le dinamiche culturali e sociali, e possono intervenire in modo più efficace per promuovere il benessere collettivo. È bene precisare che gli agenti di salute comunitaria non sono medici o infermieri, ma operatori formati per svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione, nell’educazione sanitaria e nel collegamento tra la popolazione e il sistema sanitario. Operano in prima linea nella sensibilizzazione su malattie infettive e croniche, nella promozione della salute materno-infantile, nell’identificazione precoce di sintomi preoccupanti e nella segnalazione di situazioni di vulnerabilità o violenza.
Le loro principali attività includono:
- educazione sanitaria: diffondono informazioni su igiene, nutrizione, vaccinazioni, prevenzione delle malattie e cure disponibili;
- screening e diagnosi precoce: individuano segnali di malattie come la lebbra o il diabete e indirizzano i pazienti ai centri sanitari;
- accompagnamento e supporto: assistono le persone più fragili nel percorso di cura, assicurandosi che ricevano le attenzioni necessarie;
- monitoraggio e raccolta dati: contribuiscono al controllo epidemiologico, fornendo informazioni cruciali per l’intervento sanitario.
In sostanza, l’approccio basato sulla comunità permette agli Agenti di instaurare un rapporto di fiducia con la popolazione, favorendo l’adozione di comportamenti più salutari e l’accesso ai servizi sanitari. Questo modello si è dimostrato efficace nel migliorare gli indicatori di salute e nel ridurre il carico sulle strutture ospedaliere.
Perché in Italia non esistono gli Agenti di Salute Comunitaria
Come già detto in apertura, in Italia, come nella maggior parte dei paesi ad alto reddito, la figura dell’Agente di Salute Comunitaria è inesistente. La sanità pubblica italiana, infatti, si fonda sulla presenza diffusa di medici di base, servizi territoriali e ospedalieri, anche di emergenza, che garantiscono un accesso relativamente capillare alle cure. Questo modello riduce la necessità di figure come i Community Health Worker, che nascono invece in contesti in cui l’accesso alle strutture sanitarie è ostacolato dalle barriere viste in precedenza. In Italia, è il medico di base a rappresentare il primo punto di riferimento per la salute della popolazione e a svolgere un ruolo di filtro tra il cittadino e il sistema sanitario. Infine, un’altra differenza significativa riguarda il sistema di supporto alle persone in situazioni di vulnerabilità, che possono contare su forze dell’ordine, servizi sociali e associazioni specializzate. Allo stesso tempo, però, parlando del sistema sanitario italiano non se ne possono nascondere le profonde criticità, che da anni stanno minando alle fondamenta il suo corretto funzionamento. La sistematica riduzione dei fondi destinati alla sanità, infatti, si traduce in carenza di medici di base, che si ritrovano ad assistere troppi pazienti, e nell’aumento della pressione su ospedali e pronto soccorso, chiamati a svolgere un ruolo di supplenza che travalica i confini delle emergenze. In questo contesto, a guadagnare è la sanità privata e soprattutto i fondi assicurativi. Una privatizzazione della salute che non fa ben sperare per il futuro.
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La storia di Odete, Agente di Salute Comunitaria in Mozambico
Odete Antónia Matias è un’Agente di Salute Comunitaria formata da AIFO a Manica, in Mozambico, all’interno del progetto “Salute senza Barriere”. Grazie al coinvolgimento in questa attività, Odete ha ricevuto una formazione sulle malattie croniche non trasmissibili, come ipertensione, diabete e cancro al collo dell’utero. Questo le ha permesso di sensibilizzare la comunità di appartenenza attraverso attività nei mercati, incontri informali e visite a domicilio. “Il nostro obiettivo”, spiega, “è far capire alle persone che non devono aspettare di sentirsi male per andare in ospedale, devono comprendere i sintomi per prevenire in tempo ogni situazione”.
Durante le visite, se verificano che qualcuno ha bisogno di cure, Odete e gli altri Agenti lo indirizzano al centro sanitario dove può essere accolto e curato senza lunghe attese. Ogni mese, poi, gli operatori si riuniscono con i supervisori e i formatori per fare il punto della situazione, condividere le preoccupazioni della comunità e migliorare il loro lavoro. Momenti di scambio fondamentali per continuare a imparare e migliorare. Con un obiettivo sempre chiaro in mente, che Odete descrive così: “Spero che il nostro impegno contribuisca a migliorare la salute della mia comunità e a eliminare le malattie croniche non trasmissibili”.